sabato 30 giugno 2012


Ritrovato il carro trionfale del 1974
ma Santa Rosalia ha perso la testa

Il carro del 1974 è stato sezionato orrendamente: solo la balestra e le gigantesche ruote di ferro sono state salvate e, a quanto pare, riutilizzate nel costruendo carro edizione 2012 e i suoi resti sono all’interno di un recinto fra cespugli, topi e rifiuti organici

di LINO BUSCEMI
 
  La statua di Santa Rosalia decapitata 

A metà luglio andrà in scena la 388ª edizione del Festino che, ad onta del diminuitivo, si è affermato come la più grande festa  del popolo in onore della patrona della città Santa Rosalia. Nel corso di quasi 4 secoli di ininterrotta devozione verso la “Santuzza”, i palermitani hanno potuto assistere a festini particolarmente spettacolari e sfarzosi. Il momento clou è sempre stato rappresentato, oltre che dalla processione delle reliquie della Santa contenute nella monumentale seicentesca urna argentea, dall’attraversamento del Cassaro (odierno corso Vittorio Emanuele) di un carro trionfale, quasi ogni anno, diverso per dimensioni e per ornamenti.
La parte ludica della festa, compresa la costruzione del carro, è sempre stata finanziata con fondi comunali. A differenza delle funzioni religiose che dal 1624 non hanno mai subito alcuna battuta d’arresto, la “traversata” del carro e la sfilata storica  in non pochi casi sono stati cancellati a causa di difficoltà economiche, carestie,  rivolte popolari o episodi bellici (si ricordano alcune date: dal 1860 – entrata di Garibaldi a Palermo – fino al 1896. Dal 1898 fino al 1924. Dal 1943 al 1945 e fino alla fine degli ’60 del Novecento).
Bisogna attendere il 1974 (350° Festino) per registrare il ritorno ai fasti di una volta. Gli amministratori di allora vollero che si continuasse la tradizione settecentesca. L’architetto Rodo Santoro, essendo stato prescelto per la progettazione di un nuovo carro, prese a prestito i ben conservati disegni, nella biblioteca comunale,  dell’architetto Paolo Amato che nel 1701 immaginò uno fra i carri più belli dedicati a Santa Rosalia. Si disse allora che il “ritorno al passato” gravò poco sull’erario comunale, grazie ai vari sponsor pubblici e privati e all’impegno delle maestranze delle officine del Teatro Massimo.
Molti ricordano, che quel festino fu davvero emozionante e registrò una partecipazione di massa mai vista. Dopo il 1974 furono organizzati altri festini che, sia pure fra alti e bassi, miravano a consolidare comunque un evento di notevole richiamo turistico e religioso.
Nel 1701 l’architetto Amato,  raccomandò alla municipalità, al fine di evitare sperperi di denaro pubblico, di costruire una robusta struttura portante del carro tale da essere riutilizzata negli anni successivi. L’unica cosa che poteva cambiare erano gli ornamenti scenografici. Non sembra che gli amministratori della città, almeno negli ultimi tempi, abbiano seguito l’antico consiglio dell’illustre progettista. Cosicchè quasi ogni anno è stato progettato e costruito un nuovo carro  i cui costi crescenti sono stati sopportati dalla collettività.
Che fine hanno fatto il maestoso carro del 1974 e quelli degli anni a seguire? Basta fare un giro per la città e almeno due li troverete “posteggiati” all’interno di Villa Giulia come suol dirsi “all’acqua e al vento”. Altri ridotti a ruderi giacciono, fra le sterpaglie e le immondizie di alcune aree periferiche dei cantieri culturali della Zisa. Uno scempio dovuto all’incuria e scarsa considerazione dei beni pubblici.
Il carro del 1974 è stato sezionato orrendamente (solo la balestra e le gigantesche ruote di ferro sono state salvate e, a quanto pare, riutilizzate nel costruendo carro edizione 2012) ed i suoi resti sono letteralmente “buttati” all’interno di un recinto fra cespugli, topi e rifiuti organici. Fa impressione, fra tanto desolazione, vedere la fine riservata alla statua della Santuzza, come si può osservare nella foto pubblicata,  posta allora sulla sommità di quel magnifico carro a forma di vascello che tanto affascinò l’immenso pubblico di devoti.
Quella fiera statua in resina acrilica, oggetto per mesi di ammirazione, oggi è letteralmente mutilata e abbandonata fra i rifiuti. Santa Rosalia “decapitata”, priva anche delle due mani che tenevano una lancia e un mazzo di fiori, sembra la metafora di una città che per un lungo periodo ha dimenticato la sua storia umiliata da  “nuovi barbari”.
Sarebbe un bel gesto quello di recuperare i resti della statua prima del prossimo 15 luglio.
In attesa che qualcuno provveda, non ci resta che lanciare la non mai abusata invocazione: Viva Palermo e Santa Rosalia! 

Da la Repubblica Palermo.it (30 giugno 2012)